
Regista geniale ma incompiuto Kassovitz, nei suoi film è ricorrente trovare momenti sublimi che si alternano a buchi di sceneggiatura o addirittura un manifesto disinteresse per un completo sviluppo delle trame, c’è da dire che questa volta lo zampino ce lo hanno messo anche i produttori che da quanto trapelato hanno tagliato arbitrariamente decine di minuti di film tanto da portare il regista a disconoscere la pellicola . Peccato perché anche stavolta come ne “I fiumi di porpora” si sfiora il capolavoro per poi sciupare il tutto in un finale incompiuto ed affrettato, ma non vale la pena farsi il sangue amaro perché quello che resta è comunque molto ed eleva il film tra i migliori fantascientifici dell’ultimo lustro, il sottotesto e le atmosfera ricordano curiosamente un altro bel film recente come “I figli degli uomini”, l’eroe controvoglia (Vin Diesel) che deve scortare l’ultima speranza dell’umanità (una ragazza di nome Aurora) in un viaggio periglioso verso una nuova epifania, si parte da una Russia post industriale splendidamente tratteggiata popolata da mercenari e folle sull’orlo della sopravvivenza in un viaggio transiberiano che passa per la Mongolia fino allo stretto di Bering, al Canada per arrivare finalmente ad una New York prossima ventura che è senz’altro la miglior città cyberpunk filmata dai tempi di Blade Runner. Le scene d’azione pur se troppo agitate negli stacchi d’inquadratura funzionano e dal punto di vista spettacolare si possono fare pochi appunti al film (gustosa la citazione al dimenticato Runaway del 1984), verso il finale le domande si accumulano e la carne al fuoco è sempre di più ma il tutto si risolve in una epilogo di cinque minuti che lascia tanto in sospeso e che non credo proprio rispecchi la visione originaria del regista, mai come in questo caso c’è da augurarsi che una director’s cut renda giustizia a questo film altrimenti eccellente. Sharkrate 88%
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